Descrizione
Jonathan, Frey: Alzare il ponte levatoio! La tecnologia difensiva tardo-medievale nel Canton Berna, con l’esempio dei ponti basculanti.
Christophe, Gerber: Un insieme di formelle in cotto da pavimento con decorazione araldica, scoperte a Pontenet (Giura bernese)
Lara, Wetzel: Errori e confusioni nella ricerca sui ferri di cavallo
Elisabeth, Crettaz-Stürzel: Maniscalchi e la ferratura per muli nel Vallese del XVI secolo
Alzare il ponte levatoio! La tecnologia difensiva tardo-medievale nel Canton Berna, con l’esempio dei ponti basculanti
Nel Canton Berna sono attualmente noti 14 casi di cosiddetti ponti basculanti. In questo sottotipo di ponte levatoio, le travi longitudinali (bolzoni) del ponte mobile che attraversava il fossato venivano condotte oltre la soglia del portone fino al passaggio d’ingresso, per poter appendere dei contrappesi alla loro estremità inferiore. Il peso del ponte veniva così idealmente compensato, permettendo a una sola persona di sollevarlo in breve tempo. Per consentire alle parti delle travi situate sotto il passaggio del portone di oscillare verso il basso, dovevano essere presenti fosse di oscillazione scavate nella roccia o pozzi di oscillazione infissi nel terreno. I ponti basculanti nel Canton Berna si concentravano principalmente sui castelli e le città dell’Altopiano svizzero. La maggior parte di essi fu costruita nella seconda metà del XIV secolo e nella prima metà del XV secolo. Come altri ponti levatoi, anche i ponti basculanti servivano da protezione aggiuntiva per il portone, che costituiva sempre uno dei punti più vulnerabili di una fortificazione. Se il ponte si inseriva con precisione nell’apertura del portone, per gli assalitori era più difficile tirarlo giù con ganci. Inoltre, i ponti basculanti potevano essere chiusi in pochi secondi e richiedevano un minimo sforzo di personale per il loro funzionamento. Nonostante questi vantaggi dal punto di vista difensivo, molti ponti basculanti scomparvero nel corso del XVI secolo. La presentazione dei reperti archeologici e strutturali dei ponti levatoi in questo articolo rappresenta solo un primo passo nello studio dei ponti levatoi del Canton Berna. Per meglio classificarli in termini di tecnologia difensiva, è necessario presentare anche i risultati relativi ai ponti a bilico e ai ponti oscillanti confrontandoli con le fonti iconografiche e scritte.
Un insieme di formelle in cotto da pavimento con decorazione araldica, scoperte a Pontenet (Giura bernese)
Il Musée jurassien d’art et d’histoire a Delémont conserva nelle sue collezioni otto formelle medievali in cotto con decorazione araldica (circa 18,5 × 18,5 × 4 cm), scoperte tra il
1920 e il 1966 a Pontenet, nella valle di Tavannes (Giura bernese), sul fianco occidentale di una piccola collina (chiamata «La Motte») con un pianoro di 20 × 24 m. Verso la fine del Medioevo, sulla collina sorgeva una casa fortificata di cui poco è noto. La collina era circondata da un fossato e a ovest, probabilmente fin dall’inizio, si trovava una peschiera. Probabilmente le piastrelle decoravano originariamente il pavimento di una sala di ricevimento. La mancanza di tracce di malta sulle superfici secondarie indicano che probabilmente sono state posate su uno strato di sabbia. Sulle formelle in cotto sono impressi due diversi stemmi. Su sette formelle è raffigurato un gallo pronto alla battaglia, rivolto verso destra (dal punto di vista araldico) con una zampa alzata. Gli stemmi appaiono in numero diverso a seconda della formella e sono disposti in modo diverso. Il motivo dello stemma può essere associato ai signori di Tavannes o Malleray, i cui sigilli sono conservati in diversi documenti e carte. Una formella con stemma non interamente conservato mostra una fascia curva con tre foglie di tiglio pendenti. Il motivo può essere collegato alla nobile famiglia von Stein di Soletta. Un ramo di questa famiglia ottenne in seguito la cittadinanza della città di Berna e ricoprì importanti cariche. Nel 1461 un certo Petermann von Stein, figlio di un ex scoltetto di Berna, sposò in seconde nozze Anna von Dachsfelden (di Tavannes), la quale possedeva una parte della signoria di Tavannes. Questo legame matrimoniale potrebbe spiegare il ritrovamento di una piastrella con lo stemma della famiglia von Stein a Pontenet. La forma dello stemma con il gallo è tipica del XV secolo, quando i signori di Tavannes e Malleray possedevano terre e feudi a Pontenet e dintorni. Dal 1410, il signorotto Renaud de Malleray detenne il feudo di Malleray e cercò di attirare gli abitanti a Pontenet esentandoli da tutte le tasse. Nel 1432, Jacques de Tavannes detiene il feudo di Malleray. Nel 1559, il villaggio di Pontenet si separò da Malleray; nel 1576 contava solo cinque famiglie. Dopo l’abbandono della casa fortificata, rimase solo la peschiera (almeno fino alla fine del XIX secolo). Le case fortificate con fossato, come quella di Pontenet, non avevano alcuna funzione di difesa. Erano legate allo sviluppo della bassa nobiltà terriera, che tentava di imitare le fortificazioni dell’alta nobiltà su scala minore. Questo fenomeno, diffuso in Europa, è stato poco studiato in Svizzera dal punto di vista archeologico.
Errori e confusioni nella ricerca sui ferri di cavallo
La ricerca scientifica sui ferri di cavallo dal punto di vista archeologico è ancora agli inizi in Europa centrale. Questo nonostante il fatto che gli allevatori fin dall’antichità si siano interessati alla questione riguardante la migliore protezione per gli zoccoli degli animali. Con l’introduzione e l’uso di protezioni per gli zoccoli in epoca romana e lo sviluppo dei ferri di cavallo chiodati a partire dal Medioevo (le datazioni anteriori al X secolo devono essere valutate con cautela), la storia della protezione degli zoccoli copre un arco di tempo di oltre 2000 anni. Il fatto, che i ferri di cavallo si perdano spesso negli strati più profondi e che quindi non ci siano quasi mai reperti provenienti da contesti sicuri, ha portato nella storia della ricerca a sistematiche proposte di datazione, che oggi non sono più sostenibili se si prendono in considerazione altre fonti e altre discipline specialistiche relative a cavalli e muli.
Maniscalchi e la ferratura per muli nel Vallese del XVI secolo
A Vissoie (Eifischtal, VS), nel centro del villaggio, all’incrocio tra Sierre, Zinal, Grimentz e St-Luc (Chandolin), si trova un edificio residenziale in costruzione mista tradizionale (costruzione a blocchi di legno su base di pietra) sul cui basamento in pietra (lato principale) si trovano i resti di una decorazione rossa della facciata. Gli affreschi mostrano degli stemmi e delle rosette non meglio identificabili, ma anche una moltitudine di attrezzi da lavoro di un maniscalco per animali da soma. Inoltre vi sono anche diverse date, come il 1514, 1580, 1589 (illeggibile) e il 1592. Un fregio a zigzag (forme rinascimentali rurali) circonda i dipinti. Potrebbe trattarsi dell’insegna di una ex fucina. La decorazione è una testimonianza straordinaria dell’importanza del mulo come animale da soma nella Val d’Anniviers nel Medioevo. Con l’aiuto di uno specialista siamo riusciti a identificare gli strumenti raffigurati e a spiegare la differenza tra un mulo e un cavallo grazie alla nostra esperienza come proprietari del mulo «Isidore». È importante essere in grado di distinguere tra ferri di cavallo e di mulo nel contesto di reperti archeologici.